Nel 1980 l’ing. De Prato costruisce una seconda moto, denominata Eagle 2. Il telaio era molto più evoluto con un tubo centrale più corto integrato da una struttura a traliccio.
Il forcellone posteriore era a parallelogramma, probabilmente con l’intenzione di limitare gli effetti del tiro catena e le variazioni di interasse in frenata ed in accelerazione; per unire i due bracci del forcellone, superiore e inferiore, nella parte posteriore erano state costruite delle piastre in ergal ricavate dal pieno con un foro centrale per il perno ruota e il relativo registro. Rispetto alla Eagle 1 l’inclinazione del cannotto era ulteriormente ridotta a 26° mentre il passo, 1500mm, risultava leggermente più lungo.
Il serbatoio del carburante era fissato sotto il motore e costituiva parte integrante della carenatura. La benzina veniva mandata tramite una pompa elettrica ad un piccolo serbatoio supplementare posto sopra al tubo centrale del telaio che serviva come deposito di benzina per alimentare i carburatori per gravità.
Al motore, che aveva una corsa di 74,4 mm e un alesaggio di 90 mm, per una cilindrata totale di 950 cc. fu apportata dallo stesso De Prato una modifica un po’ “stravagante”:
pur essendo originariamente equipaggiate con il comando desmodromico, le teste furono convertite alle molle. Venne montato un albero a camme con alzata di circa 12,6 mm disegnato dall’Ingegner Bocchi, il quale sosteneva che il motore Ducati bicilindrico sarebbe stato ugualmente competitivo anche senza il Desmo. A suo dire, infatti, era l’architettura del propulsore a garantire dei vantaggi, non il comando delle valvole. A tal proposito, ci fu anche un piccolo dibattito amichevole con l’Ingegner Taglioni, il quale sosteneva viceversa che il Desmo era fondamentale per la resa del motore.
Dopo queste modifiche sembra che Il motore avesse un arco di utilizzo di ben 5000 giri, vale a dire dai 4500 ai 9500 giri, senza che emergessero particolari problemi di affidabilità.
Ma la EAGLE 2 non gareggiò mai perché quando la moto fu pronta la formula delle derivate di serie ammetteva motori solo fino a 750cc.
Il collezionista che l’acquistò la fece gareggiare in alcune gare per club e in seguito la cedette.
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